Tre grandi problemi della nostra società - la disoccupazione giovanile, la crisi economica e l’inefficienza dello Stato - devono essere affrontati simultaneamente; nessuno dei tre può essere risolto se non si risolvono gli altri due: e questa proposta keynesiana li affronta contemporaneamente.
L’Italia ha molti problemi. Quelli elencati in questa sezione sono probabilmente i più importanti. Essi possono e
debbono essere risolti insieme. L’economia di una nazione non può funzionare bene se lo Stato non funziona bene.
E nemmeno se molti di coloro che hanno bisogno di lavorare rimangono disoccupati; anche perché in tal caso
risorse importanti vanno sprecate, il che non può essere coerente col buon funzionamento di un’economia.
I motivi per cui lo Stato italiano non funziona bene sono essenzialmente due:
(i) La Pubblica Amministrazione inefficiente e sottodimensionata
(ii) L’eccesso di legislazione
La nostra proposta è diretta ad affrontare il primo dei due problemi.
Sull’eccesso di legislazione non vogliamo dilungarci: esso non fa parte della riforma della P.A. ed è argomento
tutto da affrontare in Parlamento; ma è opportuno qualche commento aggiuntivo.
In Italia sono attualmente in vigore circa 50 mila leggi e leggine, mentre in Francia – per esempio – se ne contano
solo 5 mila. L’intralcio burocratico che ne deriva rende difficoltoso, quando non impossibile, qualsiasi progetto
innovativo, ne allunga i tempi in modo sovente insopportabile e si presta a interpretazioni e contenziosi da e in
tutte le direzioni. Una seria riforma della P.A. non può prescindere da questo problema la cui soluzione richiederà
sicuramente tempi lunghi anche se le forze politiche che dovranno affrontarlo in Parlamento trovassero un accordo
di massima sulla sua realizzazione. Questa necessità però non deve impedire di affrontare intanto i problemi
dell’inefficienza e del sottodimensionamento della P.A.
Questo sito è dedicato a illustrare e sostenere una proposta di politica economica che potrebbe contribuire molto al
rilancio dell’economia italiana tramite un
rapido miglioramento del funzionamento dello Stato (e più in generale
della Pubblica Amministrazione) e tramite un
consistente aumento dell’occupazione.
La proposta consiste in questo:
la Pubblica Amministrazione deve assumere alcune centinaia di migliaia di giovani
qualificati (orientativamente un milione). A prima vista può sembrare una proposta poco realistica; ma essa è in
realtà praticabile, sensata, coerente con la teoria economica e dai costi limitati. Si basa su quattro pilastri, e cioè:
1) a confronto con paesi paragonabili, l’occupazione nel settore pubblico è in Italia
più bassa, al punto da costituire
uno dei principali motivi, probabilmente il principale motivo, dell’inadeguatezza della nostra Amministrazione;
2) sempre a confronto con paesi paragonabili, in Italia esiste un paradosso: la quota di laureati sulla popolazione è
bassa, ma al tempo stesso la quota di disoccupati fra i laureati è
alta. Questo paradosso è dovuto in buona parte al
sottodimensionamento del settore pubblico; una sua espansione contribuirebbe quindi a rendere più normale la
condizione lavorativa dei giovani qualificati del nostro paese;
3) le assunzioni
non devono essere lineari, cioè in proporzione all’organico attuale, bensì avvenire sulla base di
progetti e richieste locali attentamente valutate,
in concorrenza fra loro, da un organo strettamente apolitico;
4) le risorse finanziarie possono essere ottenute con un’imposta sulla ricchezza finanziaria (quindi NON sulla casa e le proprietà immobiliari) in vigore per tre anni, con aliquote progressive marginali modeste (dal 5‰ al 14‰)
Tutti questi punti, e i dati a loro sostegno, sono esaminati e discussi in dettaglio nelle varie sezioni di questo sito.
La proposta è stata elaborata da economisti e sociologi delle Università piemontesi con un’esperienza di molti
decenni di ricerca (si veda
Chi siamo). Crediamo perciò di avere il diritto di chiedere alle lettrici e ai lettori di non
respingerla senza averla prima valutata seriamente. Se intendono farlo, li preghiamo allora di passare alla sezione
Antefatto.